BREVE STORIA DELLA NOSTRA PARROCCHIA
1. Le origini
Nel 1860 il porto di Civitavecchia era il più importante di tutto lo Stato Pontificio ed era consuetudine per i religiosi che partivano in missione sostare nella amena e accogliente cittadina. In particolare erano i Frati Minori a rimanere in città e ben presto s’impose l’esigenza di trovare un luogo che facesse loro da punto di ritrovo e di riferimento.
Lungo la via Aurelia, a circa un chilometro dal porto, nella zona costiera chiamata delle “Quattro Porte” era disponibile un terreno; cosi Padre Tommaso da Roma, in qualità di Ministro Provinciale dei Frati Minori ne fece richiesta al Vescovo diocesano Mons. Camillo Bisleti, che concesse l’area ai religiosi a patto che questi ultimi si assumessero l’onere della futura parrocchia da erigersi nella loro chiesa, come previsto nel piano di sviluppo della città. Venne richiesto, come da statuto (era il 1863), il “nulla osta” del Pontefice Pio IX; e per coprire le ingenti spese della costruzione del convento, padre Tommaso chiese al Santo Padre di poter utilizzare il residuo delle elemosine raccolte per la causa di canonizzazione dei Santi Martiri Francescani del Giappone, elevati alla gloria degli altari il precedente 8 giugno 1862.
La futura Chiesa sarebbe stata dedicata proprio a loro. I lavori si protrassero per oltre otto anni e soltanto il 13 giugno 1872, giorno della festività di S. Antonio da Padova, la Chiesa (con annessa una parte del convento, quella che si affacciava sulla strada) venne consacrata ed i Frati Francescani Minori fecero il loro ingresso ufficiale nella realtà ecclesiale di Civitavecchia.
2. La nuova chiesa
La Chiesa, come la conosciamo oggi, sbocciò solo nel 1950. La seconda guerra mondiale, e in particolare il bombardamento del 30 agosto 1943, (il secondo dei 52 bombardamenti che la città subì) fece crollare alle 11:30 di quella calda mattina di fine estate, l’imponente e indifesa creatura che con tanto amore i frati avevano fatto nascere e crescere dal nulla.
La stessa Chiesa divenne martire della folle e devastante crudeltà degli uomini. Solo il 4 ottobre del 1950, anno del grande Giubileo, dopo un periodo doloroso e triste per i religiosi francescani, venne consacrata la Nuova Chiesa, nel giorno della festa di San Francesco d’Assisi. Nel 1950 a Roma arrivò Lucas Hasegawa, famosissimo artista giapponese, convertitosi al cattolicesimo, giunto nella capitale per celebrare l’anno Santo.
L’incaricato del Giappone presso la Santa Sede, Agostino Kanayama, venne a Civitavecchia proprio il 4 ottobre per la consacrazione della Chiesa dei Martiri Giapponesi e, vedendone le pareti spoglie, pensò subito di farle affrescare dal famoso pittore nipponico. La proposta scattò celermente e Luca Hasegawa accettò con emozione l’incarico. Lavorò a quelle pareti, condividendo la vita conventuale, fino al 1957; tornò in Giappone e nel 1967 si mise di nuovo in viaggio per Civitavecchia con l’intenzione di continuare l’affresco della volta della Chiesa, ma, giunto a Roma, fu stroncato da un infarto, e il progetto meditato rimase custodito nella sua anima.
Tra le prime figure a cui lavorò l’artista (cominciò nel ’51 partendo dall’abside) c’è la bellissima Santa Madre col bambino Gesù, (dai lineamenti orientali e con indosso abiti del XVI secolo) che primeggiano sulla scena dei ventisei martiri giapponesi, caduti sul colle di Nagasaki il 5 febbraio 1597, impressi nei cinque dipinti dell’abside. Ai lati della Madonna sono disegnati, a sinistra di chi guarda, Hasekura Tsunenaga, primo giapponese a sbarcare in città nel XVII secolo e San Francesco Saverio che fu il primo gesuita ad introdurre la religione cristiana in Giappone; a destra troviamo S. Francesco d’Assisi, fondatore dell’Ordine, e Santa Firmina, protettrice di Civitavecchia.
I dipinti dei sei altari laterali, portati a compimento tre anni dopo, raffigurano: San Pietro che tiene le chiavi del Paradiso e San Paolo, San Giuseppe e il Bambino Gesù, San Francesco d’Assisi, poi abbiamo la cappella con la statua della Vergine Maria e quella del Sacro Cuore di Gesù, il dipinto di Sant’ Antonio da Padova che tiene in braccio il Bambino Gesù.
3. L’attualità
Molti fedeli del Giappone visitano la nostra Parrocchia, unica in Europa dedicata ai 26 protomartiri, non solo per motivi religiosi, ma anche perché attirati dalla bellezza degli affreschi del pittore Luca Hasegawa che ornano le cappelle laterali e l’abside. Tuttavia, ogni anno, in occasione della festa dei SS. Martiri giapponesi che ricorre il 6 febbraio ( Paolo Miki e compagni martiri), la domenica precedente o posteriore a questa data, viene celebrata la Santa Messa dedicata al loro martirio, con la partecipazione di alti prelati del Vaticano , degli ambasciatori del Giappone presso la Santa Sede e presso lo Stato Italiano, delle autorità civili, militari e religiose della Città e della comunità cattolica giapponese.
Una crescente consapevolezza del valore artistico – culturale della nostra Parrocchia, ci ha impegnati negli ultimi anni ad organizzare convegni di studio, concerti di musica sacra ed altre attività per promuovere con artisti giapponesi ed italiani intercambi culturali fra i due popoli. A questo fine ci stiamo adoperando anche per rafforzare i vincoli di comunione con altre chiese che albergano al loro interno una cappella dedicata ai nostri martiri o che comunque sono dedicati ad uno di essi come il caso di una chiesetta privata di Francavilla al Mare (Pescara) edificata in onore di S. Gonzalvo, uno dei 26 martiri Giapponesi uccisi a Nagasaki il 5 febbraio 1597.
Il nostro impegno parrocchiale che viene svolto sotto la protezione dei martiri, vuole essere solo un piccolo contributo per la promozione della pace fra i popoli, nella certezza che il Signore, il Dio con noi, guida i nostri passi nella speranza verso un avvenire migliore.
Il Parroco