JOSE LUIS SANCHEZ DEL RIO

José Luis Sánchez del Río, è stato un giovane cristero messicano, ucciso per non aver rinnegato la propria fede cattolica. Egli morì a 14 anni per amore di Cristo Re e della Madonna.

Domenica 16 ottobre 2016, papa Francesco, lo ha canonizzato, insieme ad altri sei Beati. I suoi resti mortali sono venerati dal 1996 sotto un altare laterale della chiesa di San Giacomo a Sahuayo, in Messico. 

 

Per parlare di lui, occorre fare un cenno storico ad una sollevazione popolare avvenuta in Messico tra il 1926 e il 1929. Tale guerra, fu chiamata rivolta dei Cristeros o Cristiada. In questa, una parte della popolazione cattolica, insorse contro il governo presieduto dal presidente Plutarco Elias Calle, che aveva imposto una legge piuttosto restrittiva per la libertà religiosa.

“Cristeros”, fu un termine assegnato spregiativamente dai governativi ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: “Viva Cristo Rey” (Viva Cristo Re).

Il ragazzo, nato a Sahuayo in Messico da una famiglia solidamente cristiana, emigrò ancora piccolo a Guadalajara, dove ricevette la Prima Comunione e si distinse per la sua devozione mariana. I suoi due fratelli si unirono all’esercito popolare dei “cristeros”, ma a lui, tredicenne, in un primo momento, fu impedito. Visitando la tomba dell’avvocato Anacleto González Flores, chiese a Dio di poter morire in difesa della fede come lui. Tanto era il fervore di stare tra i combattenti, che si conquistò la simpatia della truppa. Lo chiamavano “Tarcisius, in memoria del fanciullo cristiano martirizzato nel tentativo di proteggere l’eucarestia dalla profanazione. Di notte, recitava il Rosario e animava gli animi dicendo “Mai fu così facile guadagnarsi il Cielo”. Per il suo eccellente comportamento, il Generale lo designò portabandiera dell’esercito cristero. Durante una violenta battaglia, il 25 gennaio 1928, il cavallo del suo generale fu ucciso e José gli cedette tempestivamente il suo così da permettergli di ritirarsi. I cristeros, a corto di munizioni, tentarono di coprire la ritirata ma alla fine l'esercito federale ebbe la meglio e riuscì a catturare diversi prigionieri, tra cui lo stesso José. Fu poi messo in carcere, e successivamente rinchiuso nel battistero della chiesa di San Giacomo apostolo a Sahuayo, la sua parrocchia. Nei giorni di prigionia fu torturato, gli fu scuoiata la pianta dei piedi e costretto a raggiungere a piedi il cimitero in una notte oscura e silenziosa. La gente, dalle finestre delle proprie case, potevano vederlo, impotenti e impauriti. Quindi, posto davanti la fossa in cui sarebbe stato sepolto, fu pugnalato non mortalmente e gli fu chiesto di rinnegare nuovamente la sua fede, ma José ad ogni ferita gridava "Viva Cristo Re" e chiese poi di venire fucilato, ma il capitano, innervosito dall'atteggiamento del ragazzo gli sparò sul posto con la sua pistola. José ormai agonizzante morì dopo essere riuscito a tracciare una croce sul terreno con il suo sangue.

La Confraternita degli Operai del Regno di Cristo, è particolarmente legata alla figura del ragazzo, non solo per l’esempio di devozione e di amore per Cristo Re, ma anche per il  seguente aneddoto :

 Il Padre Enrique Amezcua Medina, Fondatore della Confraternita degli Operai del Regno di Cristo, quando aveva 9 anni, ebbe l’opportunità di avere una conversazione con Jose Luis, allora adolescente. Nella sua ingenuità, il Padre Enrique, gli disse che voleva essere un cristero come lui.

 

Per sue stesse parole disse <<Ho impressa tra i ricordi della mia infanzia, come se fosse una visione soprannaturale, l’immagine di José Luis. Arrivando da lui, per conoscerlo, stringeva contro il  cuore, la bandiera del Cristo Re e con fervore straordinario, parlava della Madre di Dio, ad un giovane cristero demoralizzato, tentando di infondergli entusiasmo e ad essere fedele ai suoi impegni di soldato di Cristo.

Mi avvicinai a lui e obbedendo ad un impulso che non potei contenere, gli dissi :Josè Luis, voglio essere come te, soldato del Cristo Re. Voglio venire con te a portare questa Bandiera. Sorridendo, mi rispose, “sei ancora molto piccolo, non puoi venire ora. Ciò che devi fare è pregare molto per me e per tutti noi. E fissandomi con i suoi grandi e ardenti occhi, con uno sguardo penetrante, impossibile da evitare, proseguì: Forse Dio vuole che tu sia un sacerdote.  E se tu un giorno lo sarai, potrai fare così tante cose che né io né tutti noi potremmo mai realizzare. Non ti preoccupar - e poi, continuò - : “Senti facciamo un patto: se accetti, chiedi sempre per me, e io chiederò sempre per te. Accetti? Così sarà. Grazie. Bene, disse, il patto è fatto.  Concluse, stringendomi la mano, la strinse con la mano con la quale stringeva forte lo stendardo del Cristo Re.  E disse, a presto o al Cielo!>>

 

Questo ricordo rimase sempre vivo nella vita sacerdotale del Padre Enrique. Volle che il Seminario Minore degli operai del Regno di Cristo, avesse il suo nome “Internado Jose Luis Sanchez del Rio” e, il Seminario Minore attuale, in Batanes, avrebbe portato il nome di “Cristo Rey”, in ricordo delle imprese dei Cristeri e di Josè Luis.

 

 

Il gruppo dei giovani della Parrocchia, dopo essere venuti a conoscenza di questa storia, hanno chiesto di poter eleggere Jose Luis, come loro Santo Protettore. 

 

(La fotografia annessa è in possesso degli Operai del Regno di Cristo). 

Visita del nuovo ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede

Il primo settembre scorso, la Parrocchia ha ricevuto la graditissima visita del nuovo ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, S.E. Sig.Yoshio Matthew Nakamura. L’ambasciatore è venuto accompagnato da sua moglie. Essi, hanno potuto ammirare i dipinti di Hasegawa nella chiesa e conoscere Padre Eusebio. I “Santi Martiri Giapponesi” , hanno sempre intrattenuto rapporti cordiali ed amichevoli con le autorità del Giappone. Occasione quindi apprezzata, per iniziare col nuovo ambasciatore, il consueto scambio religioso e culturale. I due coniugi nipponici, sono i primi che rivestono questa carica, ad appartenere alla religione cattolica.

Hanno dimostrato di aver gradito il benvenuto che è stato loro riservato, seppure modesto.  Anche per noi questo è un vero onore. Siamo stati felici di sentirci vicini alla comunità del Giappone, per mezzo di questa prestigiosa personalità.

 

Ci impegniamo come comunità parrocchiale, a pregare per S.E. Yoshio Nakamura ,  affinché questa nuova missione  dia buoni frutti. 

Accogliamo con gioia l'arrivo di una "Persona speciale"

NON SONO QUI IO LA TUA MADRE ?

Con queste frase si vuole far arrivare il segno della “Provvidenza” nella parrocchia.

 

Una piccola immagine della Madonna di Guadalupe, è stata posta sotto l’ulivo, nel campo sottostante la chiesa.

Gli operai del Regno di Cristo, sono nella Parrocchia dei SS Martiri Giapponesi, qui a Civitavecchia già da diversi anni.  Detta confraternita, è nata in Messico, nella Basilica di Guadalupe. Padre Eusebio, amministratore parrocchiale e Padre Rafael, suo vicario, sono messicani. Grazie a loro possiamo conoscere la loro cultura, la devozione che si pratica nel loro paese.  Ma, per loro stesse parole, se la “Virgen Morenita” è arrivata qui, è per un disegno di Dio. Ella vuole essere una piccola casa nel cuore di ogni parrocchiano, una grande consolazione per ogni loro sofferenza. Proprio come la Bella Signora disse a Juan Diego:

 

"Ascolta e ricordati, figlio mio, che quello che ti spaventa e ti affligge non conta; non si turbi il tuo cuore, non aver paura di questa malattia o di qualsiasi altra malattia o angustia; Non sono qui io la tua madre? Non sei forse sotto la mia ombra e protezione? Non sono io la tua salute? Non stai sul mio cuore e fra le mie braccia?  Di che cos’altro hai bisogno?

Io sono la Vergine Maria, Madre del Dio Vero che da la vita…..

 

 

La storia.

  

Secondo il racconto tradizionale, espresso in náhuatl Juan Diego avrebbe visto per la prima volta la Madonna la mattina del 9 dicembre 1531, sulla collina del Tepeyac vicino a Città del Messico. Ella gli avrebbe chiesto di far erigere un tempio in suo onore ai piedi del colle: Juan Diego corse a riferire il fatto al vescovo Juan de Zumarrága, ma questi non gli credette. La sera, ripassando sul colle, Juan Diego avrebbe visto per la seconda volta Maria, che gli avrebbe ordinato di tornare dal vescovo l'indomani. Il vescovo lo ascoltò di nuovo e gli chiese un segno che provasse la veridicità del suo racconto.

 

Juan Diego tornò quindi sul Tepeyac dove avrebbe visto per la terza volta Maria, la quale gli avrebbe promesso un segno per l'indomani. Il giorno dopo, però, Juan Diego non poté recarsi sul luogo delle apparizioni in quanto dovette assistere un suo zio, gravemente malato. La mattina dopo, 12 dicembre, lo zio appariva moribondo e Juan Diego uscì in cerca di un sacerdote che lo confessasse. Ma Maria gli sarebbe apparsa ugualmente, per la quarta e ultima volta, lungo la strada: gli avrebbe detto che suo zio era già guarito e lo avrebbe invitato a salire di nuovo sul colle a cogliere dei fiori. Qui Juan Diego trovò il segno promesso: dei bellissimi fiori di Castiglia, sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia. Egli ne raccolse un mazzo nel proprio mantello e andò a portarli al vescovo.

 

Di fronte al vescovo e ad altre sette persone presenti, Juan Diego aprì il mantello per mostrare i fiori: ed ecco, all'istante sulla tilma si sarebbe impressa e resa manifesta alla vista di tutti l'immagine della S. Vergine Maria. Di fronte a tale presunto prodigio, il vescovo cadde in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagnò il presule al Tepeyac, per indicargli il luogo in cui la Madonna avrebbe chiesto Le fosse innalzato un tempio e l'immagine venne collocata nella cattedrale.

 

Quell’immagine ancora oggi mostra caratteristiche difficili da spiegare naturalmente e associate quindi a prodigi. La Signora del Cielo qui, promette soccorso e protezione a tutti gli uomini. Fenomeni inspiegabili, eventi che rivelano l’origine miracolosa dell’immagine comunicano al mondo un messaggio di speranza. Nostra Signora ci invita ad aprire il nostro cuore, Lei, maestra di umanità e di fede.

 

Nel 1754, anche Sua Santità Benedetto XIV, davanti ad una copia della Madonnina, avuta in dono, le dedicò parte del salmo 147, 20 (Elogio alla rinascita e prosperità di Gerusalemme) con le parole “NON FECIT TALITER OMNI NATIONI”, egli voleva esprimere quale grande grazia, avesse fatto il Signore al popolo del Messico, per le milioni di conversioni ottenute dopo l’apparizione della Madonna sul Tepeyac (dove ora è Città del Messico). Durante i primi 15 anni dalla conquista della Spagna sul Messico, pochi nativi si convertirono alla fede cattolica. Dieci anni dopo quell’apparizione, 9 milioni di persone furono battezzate.  

Da qui, frase, che sta a significare “PER NESSUN’ ALTRA NAZIONE FU FATTO QUESTO”.

 

Che sia questo, un grande segno e un buon auspicio per tutta la comunità.

 

Santa Maria di Guadalupe, prega per noi.