La Chiesa giapponese è stata una delle più illustri per esempi eroici di cristiana ed insuperabile costanza come lo dimostra il numero di circa 700 cristiani martiri dei quali si conosce il nome. I primi chiamati a questa altissima forma di partecipazione alla passione e morte di Cristo furono i 26 protomartiri, canonizzati l'8 giugno 1862 e dei quali si è celebrato il quarto centenario del martirio nel 1997.
Il martirio è per la Chiesa un salutare richiamo al mistero salvifico della Croce; l'intreccio paradossale di odio e di amore, di morte e di vita, di sconfitta e di vittoria che Cristo ha vissuto nella sua Passione si rinnova e si prolunga nella passione dei suoi testimoni. Ripercorriamo spiritualmente la strada del loro Calvario.
La Chiesa del Giappone fondata da S.Francesco Saverio cominciava a languire per la scarsità di pastori e per un editto del dittatore Toyotomi Hideyoshi che proibiva la predicazione dei Vangelo. Le mire imperialistiche di questo dittatore sulle isole Filippine spinsero il governatore spagnolo di Manila ad inviare in Giappone, in qualità di ambasciatori di pace, i frati francescani padre Pierbattista Blasquez, Bartolomeo Ruiz, Francesco di S.Michele, Gonzalo Garcia, ai quali poi se ne aggiunsero altri. Essi gettarono le fondamento dell'Ordine Francescano a Kyoto e fondarono cosi una Missione in Giappone in sostituzione dei gesuiti che erano stati scacciati. Fu tutto un rifiorire di opere di carità attorno alle residenze dei frati. L'ordine si diffuse con la fondazione di conventi ospedali anche a Myako, Osaka, Nagasaki e aumentarono notevolmente le conversioni. Una fioritura così bella di vita cristiana destò il risentimento dei bonzi, custodi ufficiali delle religioni locali, buddismo e scintoismo.
I bonzi, accusando i francescani di essere contrari alle leggi dello Stato e pericolosi per la sicurezza pubblica, tentarono dì trarre dalla loro parte il potente dittatore Hideyoshi e il governatore di Kyoto. li 26 ottobre 1596 una nave spagnola con a bordo 200 soldati e due frati francescani, a causa di un ciclone, fu costretta a rifugiarsi nel porto di Hirado. 1 nemici dei missionari ne approfittarono subito per tornare a fare pressione su Hideyoshi, dando ad intendergli che essa era stata inviata con il proposito di invadere l'isola. Il dittatore ordinò l'arresto nei loro conventi di tutti i missionari spagnoli residenti a Kyoto, Osaka e Nagasaki, per essere poi condannati, insieme ai loro diretti collaboratori, catechisti, infermieri, maestri e tutti i terziari. Ma il loro numero era troppo elevato e Hideyoshi temeva di apparire in contrasto con se stesso per la precedente protezione accordata ai cristiani. Volendo d'altronde accontentare i bonzi e i loro potenti alleati ridusse il numero dei condannati a morte a 26.
I 26 condannati prescelti rappresentavano degnamente tutta la cristianità: 6 erano frati francescani: Pierbattista Blasquez, Martino dell'Ascensione, Francesco Bianco, Filippo di Gesù, Francesco di S.Michele, Gonzalo Garcia; uno, Pablo Miki era gesuita e 2, Diego Kisay e Juan de Goto, erano suoi catechisti; 3 erano ragazzi, Luisito di 12 anni, Antonio di 13 e Tommaso Kosaki di 15, ed altri 14 erano collaboratori, in stragrande maggioranza terziari francescani. Furono tutti condannati a morte.
La sentenza diceva: "lo Hideyoshi condanno costoro a morte perché, nonostante la mia proibizione, hanno predicato ed abbracciato la dottrina cristiana; ordino che siano crocefissi a Nagasaki e che rimangano esposti in croce ". I martiri, dopo essere stati mutilati di parte dell'orecchio sinistro, caricati a tre a tre su carri, attraversarono le città di Kioto, Osaka e Sakai sopportando un tormentoso viaggio di 26 giorni, nel più crudo inverno giapponese, fino a Nagasaki. La sentenza scritta su una tavola e portata da un banditore, precedeva il corteo dei martiri.
S.Pierbattista Blasquez. Era nato a San Esteban, in Spagna, in una delle famiglie di più alta nobiltà. Studiò grammatica, belle lettere, e quindi teologia. A 22 anni abbracciò l'Ordine francescano. Compiuti gli studi in vari conventi dell'Ordine, venne nominato predicatore. Nel 1580 abbandonò la Spagna per le missioni. Si fermò dapprima in Messico, dove fondò la Provincia francescana di S.Diego. Poi andò nelle Filippine e a Manila eresse il Convento di S.Francesco al Monte dove si ritirò in preghiera. Nel Capitolo dei frati del 1586 fu eletto Provinciale e durante il suo ministero edificò molti Conventi. Si diede ad esercitare il suo apostolato, sempre a piedi nudi, in tutte le isole dell'arcipelago. La fama della sua santità raggiunse la Spagna. Nel 1593 fu inviato in Giappone.
S.Francesco di S.Michele. Era nato in Castiglia da famiglia nobile. A 16 anni entrò nei Frati Minori Osservanti in qualità di semplice fratello laico. In compagnia di S.Pierbattista partì alla volta delle missioni, prima in Messico e poi nelle Filippine. Inviato ad evangelizzare la vasta Provincia di Camarines, fu arricchito da Dio con il dono dei miracoli e l'apprendimento prodigioso della lingua locale mai studiata. Operò numerose conversioni.
S.Gonzalo Garcia. Era nato nelle Indie Orientali. Non aveva ancora 15 anni quando insieme ad alcuni missionari raggiunse il Giappone dove si diede al commercio. Lasciò questo mestiere e divenne catechista dei Padri gesuiti nelle loro peregrinazioni apostoliche. Le sue argomentazioni indussero molti ad abbracciare il cristianesimo, guadagnandosi la fama di vero apostolo di Gesù Cristo. A Manila vestì l'abito di S.Francesco e professò la Regola nelle mani di S.Pierbattista. Si guadagnò l'appellativo di santo nel servire gli ammalati nell'ospedale di Manila.
S.Martino Aguirre dell'Ascensione. Francescano, spagnolo, aveva 30 aiuti. Era di una purezza di cuore straordinaria. Avvertito dai superiori di tenersi pronto per andare nelle Filippine, egli andò a piedi fino a Siviglia per imbarcarsi. Soleva passare le notti in preghiera, facendo a turno con un altro frate. Il suo lavoro missionario in Giappone fu di breve durata, ma la sua morte fu straordinaria.
S.Filippo di Gesù. Messicano, aveva 24 anni. Un calice d'argento puro che Dio solo sapeva cesellare. La sua giovane vita era stata tutto un dedalo di vie incrociate, una gara di forza fra Cristo e Filippo, in cui nessuno dei due voleva darsi per vinto. Però alla fine Cristo emerse vincitore. Sarà il primo a morire.
S.Francesco Bianco. Era nato in Galizia ed era venuto in Giappone con S.Martino dell'Ascensione. Come questi era anche lui andato a piedi fino a Siviglia per imbarcarsi e arrivare così, via Messico, alle Filippine. Era di spirito molto sereno, affabile di maniere ed estremamente intelligente.
S.Paolo Miki. Era nato nel distretto di Tsunokuni. Figlio di un soldato, da bambino era stato educato nelle scuole dei gesuiti. Conosceva le vicissitudini della Chiesa del Giappone. Stimava la sua vocazione di predicare il Vangelo più di ogni altra cosa ed era quasi vicino all'ordinazione sacerdotale. Era il migliore predicatore della nazione. Rimase silenzioso solo quando il colpo dell'esecutore trapassò il suo cuore. Aveva solo 30 anni.
S.Diego Kisai. Fratello coadiutore gesuita. Aveva una profonda devozione verso la Passione di Cristo. A 64 anni aveva già conosciuto privazioni di ogni genere nella vita. Eccelleva per bontà e pace di cuore. Nato a Okayama, gli era stato dato l'incarico di accudire agli ospiti della residenza dei gesuiti.
S.Giovanni da Goto. Un vero ritratto d'innocenza e di gioia. Impiegò la sua corta vita di 19 anni usandola nel servizio di Dio. Nato nelle isole di Goto, aveva studiato con i gesuiti in un centro di formazione per catechisti. Lavorava ad Osaka quando il Signore gli offrì la corona del martirio.
S.Paolo Ibaraki. Era nato da una famiglia di samurai. Battezzato dai gesuiti, la sua fede dovette attraversare un duro tempo di crisi e solo negli ultimi anni aveva potuto trovare la pace dell'anima, grazie ai francescani. Condusse una vita molto povera, gestendo una piccola distilleria di vino per aiutare la famiglia. Malgrado fosse povero riusciva tuttavia a dare una mano ad altri più poveri di lui. Era anche attivo come predicatore.
S.Leone Karasumaru. Bonzo in gioventù, era stato convcrtito da un gesuita giapponese. Quando arrivarono i francescani egli divenne il loro appoggio principale: per costruire chiese, comprare terreni, aprire ospedali. Zelante catechista e uomo di preghiera era la figura principale tra i martiri secolari.
S.Ludovico Ibaraki. È più giovane dei gruppo, aveva solo 12 anni. Era nipote di Paolo Ibaraki e Leone Karasumaru, suoi compagni di martirio. Un intrepido ragazzo che continuò a cantare anche quando gli tagliavano uno degli orecchi. Lungo tutta la marcia verso Nagasaki ed anche sulla croce rivelò un coraggio ed un morale così alto da stupire tutti.
S.Francesco da Kyoto. Un falegname, risoluto e leale, che insistette nel voler seguire i martiri, finché fu arrestato e così potè seguire il gruppo. S.Cosma Takeya. Fabbricatore di spade, era stato battezzato dai gesuiti e aveva lavorato come catechista con i francescani di Osaka.
S.Pietro Sukejiro. Un giovane di Kyoto, inviato ad attendere ai martiri nel loro viaggio verso Nagasaki. La sua devozione a questo dovere gli assicurò la grazia di aggiungersi al loro numero.
S.Michele Kozaki. Aveva 40 anni. Era fabbricante di archi. Era già cristiano quando incontrò per la prima volta i frati. Per la sua grande abilità di falegname fu di grande aiuto nel costruire conventi e chiese francescane a Kyoto e Osaka. Diede poi a questi francescani qualcosa che gli cm più a cuore di tutto: il proprio figlio Tommaso, martirizzato con lui.
S.Francesco da Kyoto. Aveva 48 anni. Era dottore in medicina e zelante predicatore. La Divina Provvidenza lo mise a contatto con i francescani e, dopo il battesimo suo e la conversione della moglie, visse vicino al convento, curando gli ammalati gratis e portandoli a Cristo.
S.Tommaso Danki. Farmacista, di carattere estremamente violento, con l'aiuto di Dio si addolcì e divenne un catechista dal cuore buono e gentile. Cristiano da molti anni, aveva aperto la sua farmacia accanto al convento francescano di Kyoto e, vendendo medicine, aveva cura di mostrare la via per il Cielo.
S.Giovanni Kinuya. Aveva 28 anni. Tessitore e mercante di seta era stato da poco battezzato dai francescani. Anch'egli trasportò la sua abitazione vicino al convento. Le sue stoffe di seta liscia e dai colori brillanti, esprimevano bene le qualità delle preghiere e dell'amore di Giovanni. E Dio accettò la sua vita di lavoro e di preghiera.
S.Gabriele da Ise. Fu un'altra giovane vita offerta al Signore: aveva 19 anni. Paggio di un alto ufficiale di Kyoto, cambiò padrone per entrare nel servizio di Dio. Convcrtito fece rapidi progressi nel cammino verso Dio, sormontando ostacoli di ogni genere. Aveva lavorato come catechista.
S.Paolo Suzuki. Aveva 49 anni. La sua croce era all'estremità della fila e la sua voce, infiammata di zelo, poteva udirsi distintamente. Di carattere focoso, eccelleva per lo zelo apostolico. Era uno dei migliori catechisti dei francescani e incaricato dell'ospedale di S. Giuseppe a Kyoto.
S.Mattia. "L'aggiunto". Non sappiamo assolutamente nulla dei luogo della sua nascita, dell'età e della data del battesimo. I soldati erano in cerca di un altro Mattia, introvabile. Il nostro santo si offrì al suo posto. I soldati furono lieti di accettarlo. L'accettò anche Dio!
S.Gioacchino Sakakibara. Aveva 40 anni. Fu battezzato da un catechista gravemente ammalato e prestò la sua opera per la costruzione del convento dei francescani a Osaka dove rimase come cuoco. Pur avendo un carattere molto forte, eccelleva per la gentilezza e la prontezza nel servire la comunità: una magnifica preparazione per la corona del martirio.
S.Bonaventura da Kyoto. La sua giovane vita porta i segni delle imperscrutabili vie della Provvidenza. Battezzato da bambino, perse presto la mamma. La matrigna lo inviò ad una scuola di bonzi. Un giorno però venne a sapere che era stato battezzato. Si recò subito dai francescani a Kyoto, suo luogo natale, ansioso di avere ulteriori informazioni. Lì ritrovò la pace dell'anima. Sulla croce pregò per la fede del padre e la conversione della matrigna.
S.Tommaso Kozaki. Aveva 14 anni. Era già cristiano quando aiutando il padre come falegname, incontrò i francescani. Al termine del suo lavoro, rimaneva con essi in convento, applicandosi al servizio divino. La sua lettera di addio alla è di un impressionante edificazione.
S.Antonio Cheng. Nato a Nagasaki aveva 13 anni. Aveva ricevuto l'educazione primaria alla scuola dei gesuiti. Andò poi nel convento dei francescani di Osaka. Per il ragazzo la cosa più dolorosa fu vedere la propria mamma che piangeva non lontano dalla sua croce. Morì martire cantando.
Al mattino del 5 febbraio 1597 i soldati li condussero tutti sulla collina di Tateyama, nelle immediate vicinanze dei lebbrosario "S.Lazzaro", costruito dai francescani, da dove si dominava tutta la città di Nagasaki e si intravedeva il mare. Erano le 11, quando i martiri a due a due , con le mani legate con grosse corde alla gola e cartelli recami i loro nomi, circondati da gente armata e preceduti dalla sentenza di morte appesa ad un asta, furono avvicinati alle croci. 1 martiri avanzavano a grandi passi cantando il " Benedictus ". Terminato di scavare le fosse, fu posta davanti ad ognuno una croce. Sciolti dai legacci, si abbracciarono gli uni e gli altri. Poi furono tutti fissati alle croci con 5 anelli: uno alla gola, due ai polsi e due alle tibie. La fila di croci era lunga settanta metri. 1 26 martiri erano molto sereni: alcuni pregavano in silenzio, altri cantavano inni e salmi, altri perdonavano ad alta voce l'imperatore e i carnefici, i tre ragazzi facevano coraggio ai genitori, altri predicavano a quanti assistevano di perseverare nella fede.
Tra le ore 11 e le 12 i carnefici trafissero il loro petto con lance. Pierbattista e compagni avevano consumato il loro sacrificio. Sui loro corpi appesi alla croce furono visti globi luminosi, mentre molte meteore brillanti fendevano il buio della notte e, con il sangue raccolto devotamente, si ottennero guarigioni improvvise e la risurrezione di un fanciullo.
Il loro trionfo fu riconosciuto ufficialmente molto presto, giacché il 14 settembre del 1627 Papa Urbano Vili li dichiarava Beati e Pio IX, l'8 giugno 1862, li canonizzava solennemente alla presenza di 216 sacerdoti fra Cardinali e Vescovi. Oggi il Giappone risorto a nuova e più promettente vita cristiana, anche per opera di tanti missionari francescani, vanta nel suo territorio ben 21 chiese che portano il nome di S.Pierbattista e dei suoi 25 compagni martiri.